Uno sfollato con in braccio una bimba ferita. Foto scattata da un soldato in Italia nel 1944 e pubblicata su un giornale americano.
La mattina del 16 giugno 1944 i Royal Irish Fusiliers, accompagnati da carri
armati Sherman, avanzano verso Montegiove per liberarlo dalle truppe occupanti tedesche.
I Panzergrenadier tedeschi si preparano a resistere all'attacco, e alcuni di loro si
collocano in un passaggio obbligato per i carri inglesi, sulla via alla sommità del centro abitato.
Si nascondono appena sotto la strada, in mezzo alle sterpaglie, dotati di un'arma terribile.
Si tratta della Hafthohlladung, una mina magnetica anticarro a carica cava.
Giusto un anno prima gli Alleati erano venuti a conoscenza della esistenza di questo nuovo ordigno tedesco, e avevano pubblicato alcune informazioni nel manuale Tactical and Technical Trends. La mina, a forma di imbuto, con la parte conica rivestita di esplosivo ad alto potenziale, è dotata alla base di tre magneti, per farla aderire alla corazza del carro armato avversario.
Illustrazione da Tactical and Technical Trends n°23 del 22 aprile 1943.
Appena prima dell'utilizzo, si avvita il detonatore sulla sommità dell'imbuto. Quando il carro transita nelle vicinanze, il granatiere esce dal proprio nascondiglio e gli corre incontro in una specie di attacco suicida, esponendosi al fuoco nemico; salta quindi sul carro e applica la mina alla corazzatura della torretta, alla quale aderisce grazie ai tre magneti.
Fotogramma da un documentario di addestramento della Wehrmacht.
A questo punto tira via la piccola sfera del detonatore e salta subito giù; dopo soli 3 secondi la mina esplode, generando all'interno del cono un getto di plasma a 2000 gradi centigradi; il gas incandescente perfora senza difficoltà fino a 10 centimetri di acciaio e incendia tutto quello che trova all'interno, uccidendo tutti gli occupanti e facendo esplodere la riserva di munizioni del carro.
Effetto della detonazione di una carica cava.
Questa è la situazione che si sta preparando a Montegiove quella mattina. Il granatiere tedesco estrae dal taschino il detonatore e lo avvita sulla mina Hafthohlladung che tiene accanto a sé.
Detonatore della Hafthohlladung.
I carri inglesi si avvicinano sempre di più. Ad un certo momento arriva improvviso l'ordine di ritirarsi velocemente. Il Panzergrenadier, per dimenticanza o per negligenza, corre via lasciando lì tra le sterpaglie la mina ormai innescata.
Quattro giorni dopo, il 20 giugno 1944, Montegiove è ormai liberata. Le truppe inglesi si aggirano per le vie del paese, i ragazzini si divertono a osservare le manovre dei carri armati Sherman nello stradone che circonda il castello. Osvaldo Chiappini e Ernesto Roncella, di 10 anni, e Alfredo Roncella, di 6, stanno giocando sulla strada. Ad un certo punto trovano tra le sterpaglie uno strano imbuto giallo.
Esemplare di Hafthohlladung con colorazione originale (www.germanmilitaria.com).
Quella mattina del giugno 1944, c’ero anch’io con Osvaldo ed Ernesto – per tutti Nesto – che era mio cugino e gradiva nei giochi la mia compagnia, nonostante avessi quattro anni meno di lui. Naturalmente i ricordi, a distanza di tanto tempo, sono frammentari, come squarci di luce in uno scenario altrimenti oscuro e confuso, quasi fuori dello spazio e del tempo. Eravamo nella strada principale che conduce al paese, all’altezza, grosso modo, del luogo dove sono stati costruiti successivamente i bagni pubblici. Ad un certo momento, compare, sbucato da non so dove, un imbuto giallo, che i miei due compagni di gioco più grandi cominciano ad esaminare ed a toccare. Proprio allora sento la voce di babbo Icilio: “Alfredo, vieni a fare colazione”. Salgo subito verso la mia casa, che si trova a pochi metri, più in alto. Mentre varco la soglia della cucina ci sorprende una esplosione che fa tremare i vetri delle finestre. Da questo punto ricordo solo tre particolari: mia zia, la Crisa, disperata sul letto, mentre Ernesto, accanto a lei, le ripete: “Non piangere, mamma, non è niente”; la Teresa, mamma di Osvaldo, soccorsa da persone senza volto e fatta sedere su una sedia fuori di casa; ed, infine, ma non saprei dire orari o altri particolari, la carrozza a quattro ruote, chiamata “la cacciatora”, del Marchese Misciattelli, che parte per l’Ospedale di Città della Pieve, trasportando i due ragazzini, diventati paonazzi per le infinite e minuscole schegge che ne dilaniano le carni.
Il caporale Lodge, geniere inglese dei Royal Engineers, con una
Hafthohlladung appena disinnescata. Foto scattata il 26 giugno
1944 in Italia (fonte: Imperial War Museum).
Il 15 giugno 2013 è stata posta una lapide commemorativa sul campanile della chiesa di Montegiove, vicino a quella che ricorda i caduti in guerra. Svelata dagli stessi familiari delle vittime, alla presenza delle autorità civili e religiose e di un picchetto predisposto dal Comando della Stazione dei Carabinieri, la lapide riporta un ricordo pensato, ben 69 anni dopo il fatto, dal Prof. Alfredo Roncella, unico testimone oculare della tragedia.
L'iniziativa è stata promossa dalla Associazione Culturale "Giugno 44", dal Circolo Acli di Montegiove e dai familiari delle vittime, con il generoso aiuto di Giuliano Miluzzi.
Un momento della cerimonia a Montegiove (foto di Daniele Mariani).
Apri qui il POSTER che riassume i fatti descritti.
Una fase della progettazione.
Associazione Culturale "Giugno 44"