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La Battaglia di Montegabbione - 16 giugno 1944

Il 16 giugno era di venerdì, finalmente una bella mattina soleggiata dopo un periodo piuttosto piovoso.
La veloce avanzata degli Alleati, dopo la caduta di Roma il 4 giugno, era ormai arrivata da noi; il 14 era stata liberata Orvieto senza combattimenti, grazie ad un accordo, promosso dal vescovo Mons. Francesco Pieri, tra il comandante tedesco, il Tenente Colonnello Alfred Lersen, e gli inglesi.

Sherman inglese a Orvieto
[1] telefoto d'epoca - carro armato Sherman inglese a Orvieto, il 14 giugno 1944

ingresso inglesi a Orvieto
[2] ingresso degli inglesi a Orvieto, il 14 giugno 1944

Il giorno successivo, il 15, il presidio tedesco di Ficulle era caduto dopo una violenta battaglia: due carri inglesi M4 Sherman, quelli in testa alla colonna che scendeva dal monte Nibbio proveniente da Orvieto, erano ancora in fiamme un centinaio di metri prima del cimitero e sarebbero rimasti lì a lungo, sepolti in un campo di grano, prima di essere recuperati solo diversi anni dopo.

Sherman inglese
[3] telefoto d'epoca - soccorso a un soldato inglese ferito, accanto a un carro armato Sherman

Il capostazione di Carnaiola Scalo (così si chiamava la attuale stazione ferroviaria di Fabro), che abitava a metà strada tra Faiolo e Montegabbione, portò trafelato la notizia dell'imminente arrivo degli Alleati, provenienti da Fabro; gli abitanti delle case fuori delle mura si raccolsero per lo più nel rifugio antiaereo che era all'interno del paese, altri preferirono nascondersi negli scantinati oppure in campagna.

Purtroppo proprio nella nostra zona, e la battaglia di Ficulle del giorno prima ne era già un segno, i Tedeschi erano intenzionati a riprendere una forte opposizione alla avanzata alleata, che fino a quel momento era invece stata inaspettatamente rapida da Roma in su, per preparare una linea difensiva attestata all'altezza del Trasimeno (appunto la Linea del Trasimeno) sulla quale resistere il più a lungo possibile, per avere il tempo di allestire adeguatamente una più solida linea difensiva sugli Appennini (la tristemente nota Linea Gotica) sulla quale far arenare l'avanzata alleata, possibilmente in modo definitivo, nell'inverno successivo.

da Roma all'Arno
[4] avanzata alleata da Roma al fiume Arno, dal 5 giugno al 5 agosto 1944

Lo storico inglese Richard Doherty (in "Eighth Army in Italy 1943-45 The Long Hard Slog", pp.120-121) scrive:

" L’inseguimento del nemico da parte del generale Alexander stava andando fino a quel momento come previsto, ma c’erano già segni che i Tedeschi si stessero preparando per mantenere le loro ultime posizioni difensive. Benché la parte principale della 78a Divisione [alleata] fosse a metà strada tra Roma e Firenze, sarebbe stata di lì a poco rallentata dal nemico. "

E lo storico Cyril Ray (in "Algiers to Austria. The History of 78 Division 1942-1946", pp.143-145) aggiunge:

" Il 15 giugno, l’11a Brigata aveva sopravanzato la Irish Brigade, aveva attraversato il fiume Paglia ed aveva continuato ad avanzare. Nel frattempo le truppe più avanzate della Divisione erano un centinaio di miglia a nord di Roma ed a metà strada per Firenze. Non poteva essere prevista una avanzata a questa velocità. Ma i Tedeschi erano intenzionati a farci rallentare prima che ci avvicinassimo ancora a Firenze, in modo da ritardarci, causarci quanti più danni possibile e salvare la maggior parte possibile delle loro truppe. "

Tigre tedesco
[5] carro armato tedesco Tigre in colonna nelle vicinanze di Orvieto, visibile sullo sfondo

Ebbene, proprio durante questo cambio di strategia, la linea del fronte raggiunse il nostro paese; il racconto di Doherty (op. cit.) prosegue infatti così:

" L'Undicesima Brigata attraversò il fiume Paglia il 15 giugno, il giorno prima che il 5° Reggimento Northamptons, supportato dalla Wiltshire Yeomanry, dalla artiglieria divisionale e dai mortai da 4.2 pollici del 1° Kensingtons, attaccasse Monte Gabbione, circa dieci miglia dal lago Trasimeno.
Contro una fiera opposizione i Northamptons ebbero alla fine la meglio, con un attacco che lo storico divisionale ha descritto come 'una delle migliori azioni mai combattute dal battaglione'. L'attacco mostrò la considerevole abilità da parte degli ufficiali dei Northamptons, particolarmente gli ufficiali più giovani.
Quando la compagnia che guidava l’attacco – la “A” – incontrò un pesante fuoco di fucili, il comandante di compagnia lasciò un plotone indietro a fornire il fuoco di copertura, mentre diresse gli altri due sulla scuola e su una grande costruzione alla sua destra. Entrambi gli obiettivi vennero presi, anche se i vincitori furono sottoposti a parecchie ore di fuoco intenso proveniente dalle costruzioni vicine.
Anche la compagnia “C” combatté da parte sua all’interno del paese, e il comandante della compagnia “S” diresse il fuoco dei carri armati Sherman della Wiltshire [Yeomanry] contro gli edifici ancora occupati dal nemico.
Insolitamente, non ci furono contrattacchi. I tedeschi si ritirarono durante la notte, lasciando il possesso [del paese] al [Reggimento] Northamptons. "


Il grosso edificio a destra della scuola (visto da sud, che era la direzione dalla quale proveniva l'attacco) era il palazzo di Alfonso Giulietti. Effettivamente, questo e la scuola erano i due più grossi edifici in posizione strategica a ridosso delle mura del centro storico, che era saldamente occupato dai Tedeschi. Nella foto che segue, risalente più o meno a quel periodo, nella quale sono evidenziati gli edifici in questione, si nota come le pendici del paese fossero ovviamente molto meno edificate di oggi, e costituite essenzialmente da terreni divisi in gradoni, realizzati con muri a secco.

Montegabbione
[6] cartolina raffigurante Montegabbione visto da sud, presumibilmente degli anni '40

Alcuni di questi muri, che costituirono un riparo per i soldati inglesi del 5° Northamptons che quel 16 giugno faticosamente conquistarono il paese, sono ancora oggi al loro posto, e per molti anni dopo la fine della guerra hanno continuato a restituire segni della battaglia, sotto forma di bossoli, proiettili e bombe a mano inesplose, che alcuni ragazzini di allora, come ci racconta il nostro Corrado Rossi, raccoglievano e portavano diligentemente ai Carabinieri, beccandosi regolarmente severi rimproveri...
Altre cartoline d'epoca fanno capire bene come fossero fatte le pendici del paese teatro della battaglia di Montegabbione; eccone di seguito alcune, provenienti dalla collezione di Daniele Piselli.

Montegabbione
[7] cartolina raffigurante Montegabbione visto dal lato sud

Montegabbione
[8] cartolina raffigurante Montegabbione visto dal lato est

Montegabbione
[9] cartolina raffigurante Montegabbione visto dal lato nord

Montegabbione
[10] cartolina raffigurante Montegabbione visto dal lato ovest

Cyril Ray (op. cit.) aggiunge dei particolari al racconto della battaglia di Montegabbione:

" A mezzogiorno del 16 giugno i Northamptons lanciarono un attacco contro Montegabbione, a metà strada tra Orvieto ed il lago Trasimeno, con il supporto dell'artiglieria, della Wiltshire Yeomanry e di un gruppo di mortai di appoggio. Incontrarono una dura opposizione, e la conquista di questo piccolo centro si rivelò una delle migliori azioni mai combattute dal Battaglione.
Il paese si ergeva su una collina e aveva completo controllo sul nostro avvicinamento. Il battaglione si raccolse all'interno di un bosco - la campagna era vicina e la cooperazione con i carri armati quindi difficile. Dopo un concentramento iniziale la compagnia "A", il cui compito era catturare il paese, cominciò ad avanzare. Le prime 2000 yarde [circa 1800 metri] furono semplici, con la copertura offerta dagli alberi, ma non appena raggiunsero il terreno aperto furono accolti con scariche di fuoco di fucili.
L'8° plotone, comandato dal tenente Terry, avanzò verso la scuola, uno dei punti chiave della città, mentre il 9° plotone, comandato dal tenente Pulleyn, che poco dopo sarebbe stato ferito ad entrambe le braccia, avanzò verso un grosso edificio sulla destra e il 7° plotone rimase più in basso come plotone di fuoco [di copertura]. Dopo una breve schermaglia la scuola e l'altro edificio vennero conquistati; i plotoni vennero raggiunti dal Comando di Compagnia nella scuola, dove per parecchie ore furono esposti al fuoco dei fucili e delle mitragliatrici proveniente dalle case di fronte.
Nel frattempo, la compagnia "C", comandata dal Maggiore Newby, era entrata nel paese, e gli uomini del 7° plotone, occupando una casa vicina, dovettero fare un salto di 30 piedi dalla veranda, uno alla volta, quando l'edificio venne avvolto dalle fiamme.
Il Maggiore Crocker, della compagnia "S", tornando indietro verso il Comando di Battaglione, ai piedi del paese, accompagnato dal cappellano militare, il Capitano Elworthy, riuscì a dirigere il fuoco dai carri armati del Reggimento Wiltshire verso i punti ancora in mani nemiche. Il contrattacco previsto non arrivò mai, e quando la compagnia "C" entrò nel paese la mattina successiva trovò che il nemico si era ritirato durante la notte. "


Il 5° Northamptons citati nel testo era il 5° Reggimento di fanteria Northamptonshire. La Compagnia "A", che guidava l'attacco, era composta da 3 Plotoni ("Platoon"), il 7°, l'8° e il 9°. In generale, ciascuna Compagnia poteva essere composta da 3, 4 o 5 Plotoni. Ciascun Plotone, diviso a sua volta in 2, 3 o 4 squadre, era composto tipicamente da circa 40 soldati (comunque da 30 a 50) ed era comandato tipicamente da un tenente ("Lt." nel testo inglese, che sta appunto per Lieutenant). Le 3 compagnie di fanteria citate nella cronaca dell'attacco erano composte probabilmente da 3 plotoni ciascuna, per un totale di oltre 800 soldati; a questi si aggiungevano le forze facenti capo all'artiglieria divisionale, al gruppo mortai e al reggimento di carri armati.
Le forze tedesche che occupavano il paese erano invece costituite, da quanto si evince dalle informazioni fornite agli inglesi dagli abitanti di Montegabbione all'indomani della battaglia, da circa 200 uomini.

Di seguito è riportato un dettaglio tratto da una carta topografica risalente proprio al 1944, sulla quale abbiamo evidenziato in rosso i due edifici citati nella cronaca della battaglia; come si vede, sulle pendici del paese si ergevano ancora poche case.

mappa 1944
[11] i due edifici citati nella cronaca della battaglia, su una mappa del 1944

Nella mappa si vede anche la zona di Scatolla, ed è lì che le truppe inglesi si radunarono prima dell'attacco, protette dalla boscaglia. Peraltro, lo stesso bosco che impediva ai tedeschi asserragliati nel centro storico di Montegabbione di avvistare e colpire gli inglesi costituiva anche un ostacolo per questi ultimi nel coordinamento dell'avanzata della fanteria protetta dai carri Sherman; alcuni montegabbionesi ricordano ancora gli esploratori che, a bordo degli Sherman, cercavano una via attraverso il bosco, abbattendo senza tanti complimenti gli alberi che li ostacolavano, per poi magari dover tornare indietro, una volta appurato che di lì non si passava perché si finiva in un fosso...

Ed ecco la stessa area della mappa precedente in una foto satellitare dei nostri giorni; da un confronto con le mappe dell'uso del suolo dei primi anni '50 si vede che la estensione del bosco attorno a Scatolla è simile a quella del 1944.

mappa 1944
[12] foto satellitare corrispondente alla mappa del 1944

Dal limitare del bosco alle pendici del paese chiaramente diventò tutto molto più difficile, poiché una volta in campo aperto gli inglesi vennero fatti oggetto di un intenso fuoco da parte dei Tedeschi; in quel frangente si rivelò molto efficace il fuoco dei cannoni dei carri armati Sherman, piazzati strategicamente nella pianura, contro gli edifici del centro storico dai quali i Tedeschi sparavano, su segnalazione della fanteria inglese che avanzava. Alcuni montegabbionesi ricordano l'effetto di questo cannoneggiamento; al nostro Enrico Ciurnelli è rimasta bene impressa l'immagine di Via Roma, all'indomani della battaglia, completamente ingombra di macerie...
Tracce di questi colpi sono anche impresse nelle mura medievali del paese; una lapide apposta dall'amministrazione comunale ne evidenzia una sul lato sud-ovest delle mura, ovvero quello rivolto verso la scuola, non a caso punto chiave della battaglia.

colpo di cannone
[13] segni di una cannonata sul lato sud-ovest delle mura medievali del paese

Effettivamente il tipo e l'entità del danno sembrano compatibili più con il cannone da 75 millimetri di un carro armato Sherman da alcune centinaia di metri che con i colpi di artiglieria di grosso calibro che pure arrivavano dal Monte Nibbio. Secondo altri, potrebbe invece trattarsi di una granata inglese.

A proposito di carri armati, il gruppo di M4 Sherman in appoggio al 5° Reggimento di fanteria Northamptonshire nell'attacco a Montegabbione apparteneva alla Royal Wiltshire Yeomanry che costituiva, insieme ad altri due Reggimenti di carri armati (il 3° Hussars e la Warwickshire Yeomanry) e al 1° King's Royal Rifle Corps (Corpo Fucilieri) la 9th Armoured Brigade (9a Brigata Corazzata).
Il simbolo della 9th Armoured Brigade era un cavallo bianco in un quadrato verde. I tre Reggimenti di carri armati che appartenevano alla brigata erano individuati da insegne rosse per il 3° Hussars, insegne blu per la Warwickshire Yeomanry e insegne gialle per la Wiltshire Yeomanry (quest'ultima impegnata nell'attacco a Montegabbione).

insegne 9a Brigata [14] le insegne della 9th Armoured Brigade

In ciascuno di questi tre reggimenti, le insegne triangolari individuavano lo Squadrone "A", quelle quadrate lo Squadrone "B" e quelle circolari lo Squadrone "C"; il quartier generale ("HQ", headquarters) del reggimento era individuato da insegne a forma di rombo.

Da un'altra fonte, "the Royal Wiltshire Yeomanry 1907 - 1967" di J.R.I. Platt, troviamo che il Tenente Colonnello Lloyd, al comando del Reggimento della Royal Wiltshire Yeomanry, inviò a supporto della fanteria nella battaglia di Montegabbione metà del 'B' Squadron, sotto il comando del Maggiore Christie-Miller. Come visto, i carri Sherman del 'B' Squadron avevano come insegne dei quadrati gialli; chissà se qualche nostro concittadino si ricorda di averli notati...
L'intervento dei carri della Wiltshire Yeomanry avvenne in modo coordinato su tre obiettivi: Montegabbione, Monteleone e Città della Pieve. Platt scrive infatti (op.cit., p.168-169):

" Le strade eranono cosparse di residuati lasciati dai tedeschi in ritirata; veicoli e carri armati bruciati, e dappertutto attrezzature distrutte e carbonizzate, chiara prova degli effetti devastanti degli attacchi aerei alleati.
Nel frattempo la 13a Armata era ormai da ambo i lati del fiume Tevere, con la 6a Divisione Corazzata inglese a est del fiume e la 6a Divisione Corazzata sudafricana e la 78a Divisione a ovest. Fra il 9 ed il 15 giugno l'avanzata continuò con il Reggimento ancora in riserva.
Il 16 venne richiesto al Reggimento di tornare a prendere parte ai combattimenti. Si mise in movimento alle 5 di mattina a seguito del 3° Hussars e il Tenente Colonnello Lloyd inviò metà del 'B' Squadron sotto il comando del Maggiore Christie-Miller con l'11a Brigata in un attacco contro Monte Gabbione, a metà strada tra Orvieto ed il Lago Trasimeno. Il paese venne catturato dai Northamptons dopo una furiosa battaglia.
Nel frattempo il resto del Reggimento stabilì il contatto con il nemico a nord di Monteleone, dove si combatté una concitata azione nella quale furono messi fuori combattimento quattro cannoni anticarro nemici a fronte della perdita di quattro carri armati inglesi. In questa azione il Sergente Woodman venne decorato con la Military Medal. Ci fu un pesante cannoneggiamento da parte del nemico non appena lo Scaglione 'A' si mise in movimento, e il veicolo dell'Ufficiale Comandante ricevette un colpo diretto; il pilota Chittock venne ucciso, e tutto l'equipaggiamento del Tenente Colonnello Lloyd rimase distrutto.
Il 17 giugno il Reggimento prese il posto del 3° Hussars davanti a Città Della Pieve, ma non riuscì a penetrare all'interno della città, che era saldamente tenuta dai Tedeschi.
Il 18 giugno l'attacco venne ripreso con il 'C' Squadron in prima linea e metà 'A' Squadron, sotto il comando del Capitano Bell, che tentò un movimento di aggiramento sulla destra. Erano ostacolati dalle demolizioni e l'avanzata era lenta. c'era un pesante fuoco di mortaio, e il tenente Wareham, ufficiale di collegamento, venne ferito. Quella sera il Quartier Generale della 78a Divisione intercettò un messaggio radio del nemico, che comunicava l'ora alla quale si sarebbe ritirato. A quell'ora più cinque minuti l'intera artiglieria divisionale bombardò le uscite dalla città per due minuti. La mattina successiva i Buffs, che prendevano il posto degli East Surreys, trovarono le periferie cosparse di corpi di soldati tedeschi.
Città della Pieve, difesa per parecchi giorni da 100 paracadutisti esaltati, aveva seriamente ostacolato l'avanzata della intera Divisione.
Durante queste operazioni le perdite ammontarono a due soldati uccisi, ed un ufficiale e undici soldati feriti. Il bilancio comprende il Caporale Mount M.M., ucciso mentre conduceva l'ambulanza militare, chiaramente contrassegnata da ogni lato con una grande croce rossa, all'interno di Città della Pieve.
La brigata era avanzata complessivamente di cinquanta miglia da quando aveva lasciato Alatri. Dopo la cattura di Città della Pieve l'avanzata continuò, su un terreno piuttosto accidentato, verso Vaiano... "


Sherman a Castiglione del Lago
[15] un carro M4 Sherman a Castiglione del Lago, nel giugno 1944

Dalla composizione tipica di uno Squadron inglese nel giugno 1944 in Italia, si può desumere che i carri Sherman impegnati direttamente nella battaglia di Montegabbione, a supporto del 5° Northamptons, fossero circa una decina; complessivamente, circa 60 carri furono impegnati dal 16 al 18 giugno 1944 per la liberazione, in rapida successione, di Montegabbione, Monteleone e Città della Pieve.

Tornando al racconto della battaglia del Reggimento di fanteria Northamptons, leggiamo che, dopo la presa della scuola e del palazzo Giulietti, gli uomini del 7° Plotone abbandonarono in modo rocambolesco una casa in fiamme nelle vicinanze della scuola, saltando uno alla volta da un balcone da circa nove metri di altezza (30 piedi), dal lato dell'edificio rivolto verso Monteleone.
Fu proprio lì che morì, colpito da un cecchino, John Granville Warner (detto Jack), giovane soldato semplice, matricola 14331593, che ora riposa nel cimitero di guerra di Orvieto (posizione I,B,15) nella seconda fila, accanto ai compagni morti quello stesso giorno nella battaglia di Montegabbione... ma alla loro identità e alle loro storie dedicheremo presto una pagina a parte; uno storico inglese ci sta infatti per inviare del materiale in proposito.

Jack Warner a Orvieto
[16] la tomba di Jack Warner nel cimitero di guerra di Orvieto

E' doveroso ricordare che John Dray, un compagno di Jack Warner, salvatosi fortunosamente quel giorno da quella casa in fiamme, è tornato 60 anni dopo, nel maggio 2004, a visitare la tomba dell'amico ed il luogo della battaglia qui a Montegabbione. Potete trovare qui il racconto della sua visita, con tanto di foto accanto alla nostra Eva Saravalle.

John Dray a Montegabbione
[17] John Dray davanti alla casa che riteneva essere quella in fiamme il 16 giugno 1944

John Dray ha pubblicato sul sito inglese la foto riportata sopra, che lo ritrae davanti alla casa di Barlozzini, accanto al vecchio distributore di benzina del paese; nei ricordi del vecchio soldato, è questa la casa che venne avvolta dalle fiamme il giorno della battaglia.
In realtà, Andrea Barlozzini ci riferisce che, in base a quanto gli è stato riportato dai nonni e confermato dal padre, la casa che fu incendiata davanti alle scuole durante la battaglia non è quella indicata dal reduce, ma è quella dove si trovano attualmente l'ambulatorio e la farmacia; non può trattarsi della casa dei suoi nonni anche perché all’epoca lì non c’era ancora una abitazione, ma soltanto un garage.

Per fare chiarezza, ecco una foto aerea recente dove abbiamo evidenziato i luoghi citati nel testo:

foto aerea con riferimenti
[18] foto aerea con evidenziati i luoghi citati nel testo

(1) la scuola, conquistata dall'8° Plotone della Compagnia A;
(2) il palazzo Giulietti, conquistato dal 9° Plotone della Compagnia A;
(3) colpo di granata, o cannonata di uno Sherman, contro le mura del paese;
(4) il palazzo Barlozzini, davanti al quale si è fatto fotografare John Dray;
(5) l'attuale ambulatorio, incendiato dai Panzergrenadier tedeschi nella battaglia del 16 giugno;
(6) posizione presumibilmente occupata dai Panzergrenadier che sparavano contro l'edificio (5).


Fa una certa impressione pensare che, dopo tanti anni, spuntino ancora qua e là i segni di quella battaglia, che di volta in volta hanno la forma di un vecchio libro, di una vecchia foto, del racconto di un nostro compaesano, della visita di un anziano reduce, o anche di qualche vecchio oggetto. Ma lo sapete che, dopo molti anni, dalla terra di qualche orto del paese sono venuti fuori anche degli elmetti?

elmetto inglese
[19] elmetto inglese del 1944, proveniente da scavo

Altri documenti sono in arrivo, e stiamo raccogliendo altre testimonianze dai nostri compaesani; presto questa sezione si arricchirà di nuove informazioni!

Fabio Roncella



Fonti

- Doherty, Richard, "Eighth Army in Italy 1943-45 The Long Hard Slog", Barnsley, Pen & Sword Military, 2007.

- Ray, Cyril, "Algiers to Austria. The History of 78 Division 1942-1946", Eyre & Spottiswoode, Londra, 1952.

- Platt, J.R.I. "the Royal Wiltshire Yeomanry 1907 - 1967", Garnstone Press, Londra, 1972.

- The National Archives - Londra.

immagini:

[1] http://www.sandrobassetti.it/sferracavallo/storia.htm.
[2] telefoto del 1944 - collezione privata.
[3] telefoto del 1944 - collezione privata.
[4] US Army Center of Military History - http://www.history.army.mil/.
[5] http://www.sandrobassetti.it/sferracavallo/storia.htm.
[6],[7],[8],[9],[10] cartolina dalla collezione privata di Daniele Piselli.
[11] mappa militare del 1944 - collezione privata.
[12] foto satellitare recente - Pagine Gialle Web.
[13] foto dell'autore.
[14] pubblico dominio.
[15] Platt, J.R.I. Op. Cit.
[16] foto dell'autore.
[17] http://battlefieldsww2.50megs.com/italy_diary_2004.htm.
[18] foto aerea scattata da un amico montegabbionese.
[19] foto dell'autore.

La foto usata nel logo è di Guido Urbani.